Senza Limiti, ispirato alla storia dell’apneista Audrey Mestre.
La recensione, con i miei occhi
Quando mi laureai in Lettere Moderne, scrissi una tesi sui miti greci che avevano “oltrepassato i limiti”: Icaro, Ulisse, Orfeo, dimostrando che il “fattore Ulisse”, cioè lo spingersi oltre i confini delle mortali capacità, è insito nell’uomo da sempre. Intervistai Umberto Pelizzari, che allora abitava ancora nella mia città, primatista mondiale di apnea (l’ultimo record prima di ritirarsi nel 2001, a Capri, fino a -131 metri in 2’44”) e altri sportivi estremi. Quindi, non potevo sottrarmi alla visione di Senza Limiti, il nuovo film Netflix, diretto da David M. Rosenthal.
Roxana (Camille Rowe) incontra il campione mondiale di immersioni in apnea Pascal Gauthier (Sofiane Zermani) e i due diventano una coppia fissa sia nella vita che sott’acqua.
La storia è ispirata a quella tragicamente accaduta all’apneista Audrey Mestre che conobbe, in occasione del record di -130 metri in assetto variabile assoluto No Limits, il campione Francisco Ferreras, noto con il nome di “Pipín”.
La storia si ispira, il verbo è doveroso che sia ripetuto, a quella vicenda e il film è a lei dedicato, ma il tragico errore costato la vita a Audrey Mestre il 12 ottobre 2002, è realtà. All’epoca dei fatti, vennero rivolte molte critiche a Pipín, accusato di aver affrettato la preparazione, anticipato la data dell’immersione e manomesso l’attrezzatura. Anche il film ci fa intendere questo, disegnando fin da subito il personaggio di Pascal ossessionato dalla vittoria: un mortale che vuole essere divino, arrivando dove l’uomo non è mai giunto.
C’è molto mare e sesso in questa pellicola, due elementi che qui sottolineano la libertà e l’oppressione allo stesso tempo, una relazione tossica che sostiene, ma imprigiona, quel legame di cui non si può fare a meno e che è capace di lasciarti per sempre nell’abisso.
Il personaggio di Tom, interpretato dall’attore francese Cèsar Domboy è quello che mi ha incuriosito di più: riflessivo, osservatore. Ci ho visto la figura di Carlos Serra, stretto collaboratore di Pipín Ferreras, anche se in Senza Limiti quel ruolo spetta a Stephane (Laurent Fernandez).
Carlos Serra nel libro intitolato The Last Attempt, raccontò la sua versione dei fatti, troncando il rapporto con Pipín: quel giorno lo staff di sommozzatori era limitato, non era presente alcun dottore e fu Pipín a controllare l’attrezzatura, non permettendo a nessun altro di farlo. Un anno dopo la morte di Audrey Mestre, Pipin Ferreras portò a compimento il record di -171 metri, in un’immersione commemorativa dedicata a lei.
♥Non posso dire che il film mi sia piaciuto: troppo scontata la figura di Pascal, come se tutti i campioni debbano essere così ossessivi e manipolatori, dominatori delle loro passioni, qualunque esse sia.
Eppure lo consiglio.♥
♥Camille Row è bellissima, una sirena degli abissi e rende l’idea di una donna tormentata. Guardare “Senza Limiti” permette di avvicinarsi alla storia di Audrey Mestre, di approfondire la vicenda, di cercare notizie, di farla conoscere e renderle omaggio.
nella foto, la locandina del film su Netflix