Il libro di Alessandro Barbaglia è una partita, scacchi contro parole, fatta solo di buone mosse.
La recensione.
Ho letto parecchi libri e ne ho scritti alcuni; leggere e scrivere vanno di pari passo e sono “buone mosse” se ami le parole, le insegni e le insegui. Leggere, scrivere e imparare. Si può solo imparare da uno come Alessandro Barbaglia, capace di raccontare un personaggio leggendario, il mito e una storia personale. Tre ingredienti che insieme fanno una partita vincente.
Ma se intreccio la vita di Bobby, quella di Achille e la mia, secondo voi, sta tutto insieme per benino o è un pasticcio?
Si domanda l’autore nei ringraziamenti, quando cita tutte le persone che lo hanno supportato nella stesura de “La mossa del matto”.
“Tutto insieme per benino” sembra una frase alla Bobby Fischer, campione del mondo di scacchi di cui Alessandro Barbaglia ricostruisce la finale del campionato mondiale del 1972 tra quel “matto” americano e il campione in carica: il leggendario russo Boris Spasskij. Siamo in piena Guerra Fredda e quella, dunque, non è solo una partita a scacchi, ma la sfida del secolo, che si svolse a Reykjavík, in Islanda.
“Per benino”. Mi viene da sorridere, perchè me lo immagino Alessandro Barbaglia davanti al pc con mille fogli sparsi accanto e lo spettro di Bobby Fischer che si aggira nel suo studio. Gioca a nascondino, beve latte e lo sfida a scacchi. E lui invoca Achille e Ulisse. Poi Bobby si ritira, ossessionato e a destarlo è solo una telefonata.
“Bobby, figlio mio, sono Nixon, il tuo presidente!” Nixon aveva chiamato al telefono anche Neil Armstrong sulla Luna, nel 1969, ma parlare con un lunatico in Islanda è più difficile che parlare con un soldato americano che saltella sul nostro satellite.
Me lo vedo Alessandro Barbaglia che gli chiede: “Che cosa vuoi fare Bobby?” ma, poi, aggiusta il tiro, perchè potresti mai domandare questo ad Achille?”
Certo che no.
Neanche Spasskij, lo stratega che incarna lo spirito di Ulisse, rivelerebbe mai i suoi piani. Achille e Ulisse, Fischer e Spasskij: una ricostruzione perfetta come se quei pezzi di puzzle fossero lì da sempre e aspettassero che qualcuno li sistemasse…per benino!
“Cosa succede a chi rifiuta il mondo per giocare solo a scacchi, se poi gli scacchi lo fanno diventare campione del mondo?”
L’autore non ricostruisce “solo” la partita di scacchi, giocata da Bobby Fischer contro Spasskij, del 1972, quella che la stampa ribattezzò l'”incontro del secolo”, ma intesse una fitta trama di aneddoti, ricordi, leggende e miti, quelli dell’Iliade, dei due scacchisti e della sua vita.
Io ho visto la sua lapide, sai papà, sta in un posto senza senso. É cimitero della chiesa di Laugardælir in Islanda
L’Islanda è una terra desolata, teatro di quella memoriabile sfida, il Paese che darà la cittadinanza a Bobby Fischer quando ormai, senza scacchi, fa l’unica mossa che conosce, l’unico altro gioco che sa fare: nascondino. Come Achille.
L’Odissea, invece, è per Spasskij, perchè… “Tornaci tu in Russia dopo aver consegnato agli americani il titolo di campione del mondo”
Un viaggio intenso, dalla prima alla 192esima pagina. Una partita che si conclude così: con la vittoria per Alessandro Barbaglia, che ha giocato davvero “per benino”, sperando che si goda il trionfo (niente nascondino, eh!) e continui a fare solo buone mosse!